Nella nostra società vi è una oppressione della libera creatività umana, dell’espressione umana, della emozionalità e della sentimentalità umana. L’oppressione, l’indottrinamento, l’immersione nell’inconsapevolezza e nella dimenticanza del proprio vero sé iniziano da subito, da quando nasciamo. L’educazione che ricevono i bambini, almeno la maggior parte, è di tipo autoritario: è orientata all’inserimento nelle gerarchie, nei gradoni e nelle scale del potere, non è orientata all’umanità, all’espressione ed alla valorizzazione umana. Il bambino non viene visto per quello che realmente è, potremmo addirittura dire che il bambino non viene visto. I genitori infatti non vedono il bambino per quello che è, ma vedono il bambino solo in base alle proiezioni sociali, vedono il bambino solo in base a quello che la società vuole che il bambino diventi. Il bambino non viene spronato ad esprimere sé stesso, per quello che è, non viene accompagnato nella sua esplorazione, viene piuttosto inquadrato: gli viene detto cosa deve essere, cosa è bene che lui faccia, gli si dice che non deve fare confusione, che non deve urlare, che deve leggere, studiare, che deve stare seduto parecchie ore al giorno, che deve obbedire, che deve stare in silenzio e tranquillo. Se farà tutto questo, sarà chiamato “bravo”; la sua esplorazione viene pesantemente inibita: spesso i bambini nella nostra società vivono in appartamenti molto piccoli e brutti, asettici, dove non vi è nulla di interessante, ma tutto è noioso e artificiale; vivono in città rumorose, grigie, dove la natura e l’esistenza sono quasi del tutto assenti. E cari lettori, che spreco immane è questo? Perché l’infanzia non viene valorizzata, perché non si lascia che i bambini siano… i bambini dovrebbero essere la guida per noi adulti, non siamo noi che dobbiamo insegnare loro come vivere, ma loro devono insegnarlo a noi…perché li dobbiamo “educare”, li dobbiamo limitare e bloccare? Ma questo è solo l’inizio dell’opera della società. Ecco che arrivano le scuole; in questi edifici spesso lugubri i bambini e poi i ragazzi devono passare ore ed ore seduti a seguire lezioni spesso noiosissime, lontane dai loro problemi e dai loro interessi, dai loro desideri e dai loro sogni. Il contatto con la natura è inesistente, ed anche il contatto con i compagni è molto ridotto e per nulla agevolato, anche a causa dei ridotti intervalli e dei luoghi asettici e freddi. I professori spesso nelle scuole sono svogliati, assenti, senza carica, senza vitalità e così prosciugano la vitalità anche degli studenti. Le lezioni sono cattedratiche e le attività fisiche e pratiche sono molto ridotte. Tutto ciò a mio avviso è molto grave: nell’età scolare i ragazzi dovrebbero vivere pienamente, dovrebbero giocare, correre, esplorare, stare nella natura, stare molto fra loro, fare amicizie, amarsi, appassionarsi. Dovrebbero passare i giorni fra gli alberi, parlando fra loro, esprimendo la loro energia, la loro vitalità, non stare seduti annoiati ad ascoltare una lezione che non capiscono e di cui non gli interessa nulla, non dovrebbero essere tristi, spenti, demoralizzati, depressi, cinici, invischiati nella competizione, interessati alla carriera, ai voti, alla reputazione, a queste cose morte e noiose, adatte a chi è già morto, a questi orpelli del potere. Che spreco di vita e di felicità è questo? Questo dovrebbe essere il primo problema di cui parlare. Giovani che leggete questo giornale, studenti di scuole medie, licei, universitari, ribellatevi, ribellatevi alle ore di studio e di compiti noiosissimi. E non vi voglio dire di ribellarvi con la violenza, il che vi renderebbe uguali al sistema e cioè violenti; vi voglio dire di ribellarvi non essendo come il sistema, non ricercando il potere, non essendo ambiziosi, competitivi, ansiosi; non ricercando i titoli ed i riconoscimenti sociali utili per scalare la società ed avere un buon lavoro, essere rispettati ed avere potere; vi voglio dire di ribellarvi essendo gioiosi, sensibili, vivendo pienamente, giocando, amando. I professori sono spesso lontani da questi ragazzi, nelle loro lezioni non ascoltano i loro problemi, non gli lasciano voce; spesso si preferisce l’autorità: il professore deve essere rispettato, ed ecco che scattano note, sospensioni, brutti voti e tutte le altre sanzioni punitive, che rispettano molto bene il modello autoritario, su cui evidentemente la scuola è fondata. Una scuola non autoritaria non sarebbe un edificio, ma sarebbe nella gioia che vi è nel cuore, nei corpi e nelle menti dei ragazzi, nella vita che vi è in essi. Questa gioia e questa vita sono l’unica scuola, e in questa scuola non sono i bambini e i ragazzi gli studenti, ma sono gli adulti, i cinici, i businessman, i manager, coloro che si sono scordati cos’è il battito del cuore, l’emozione, la vita. Cari lettori, vedete come la società è autoritaria, basata sull’obbedienza e sul potere, non sulla gioia, sull’uomo e sull’esistenza tutta. Vedete quanta tristezza viene propagata dalla società, che spreco di vita produce questa società?