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Lettera alle scuole occupate

Ho percepito che nelle scuole che vengono occupate in questo periodo c’è qualcosa, qualcosa di nuovo. Ho percepito come in noi ci sia come una nuova consapevolezza. Come ormai non diamo questo modello di società, di scuola per scontato, come non lo accettiamo più passivamente. È sorta in noi una domanda semplice ma rinnovatrice, rivoluzionaria: “ perché deve essere così, perché non può essere diverso?” . C’è in noi uno sguardo nuovo, che osserva un mondo che sembra non appartenerci più, che ci sembra stupido, vecchio, violento, autoritario; uno sguardo che immagina come potrebbe essere diverso, che sogna. Abbiamo capito ormai che questo modello di società genera violenza; che questa scuola dove gli studenti non possono esprimersi, devono stare seduti per ore annoiati ad ascoltare lezioni spesso poco interessanti, devono studiare per ore non per la genuina volontà di apprendere, ma solo per l’ansia di una verifica e di un voto, dove vige un modello autoritario nel quale il professore sta sopra e gli studenti sotto, dove vige un sistema punitivo, dove non vengono tenuti in considerazione gli interessi degli studenti etc. Ebbene abbiamo capito che questa scuola non ci appartiene! Ed allora immaginiamo, come potrebbe essere diversa: una scuola dove gli studenti partecipano, organizzano lezioni, eventi, feste, una scuola dove ci si può esprimere, dove si può spaziare nel sapere senza rimanere chiusi nei programmi ministeriali, una scuola dov’è c’è libertà di muoversi, dove c’è molto tempo per conoscersi, per fare amicizia, per innamorarsi, una scuola dove ci si appassiona, una scuola senza adulti autoritari che vogliono potere, una scuola dove vi sia molto contatto con la natura, dove si possa correre, giocare. La scuola che vogliamo forse è diversa anche strutturalmente, non si trova in questi edifici autoritari, imponenti, lugubri, forse la scuola che vogliamo non è nemmeno più di tanto in un edificio, ma è nelle relazioni con le persone e con il mondo. Ragazzi, io vorrei solo che capiamo l’importanza di questo nostro modo nuovo di immaginare, di osservare… Queste nostre idee possono veramente cambiare questo mondo! Possiamo cambiare il mondo che ci è stato consegnato dalle vecchie generazioni, possiamo smettere di cercare di districarci fra le sue storture, possiamo smettere di alimentarlo, non accettare più questo sistema di scuola, di lavoro, di società… Così facendo indeboliremo questo mondo vecchio e prenderà forma un nuovo mondo, il nostro. E dico questo perché veramente in noi ho visto una consapevolezza, una comprensione di ciò che non va nell’attuale modello di società. Insomma la nostra generazione ha una consapevolezza che era rara nelle vecchie generazioni, ha una consapevolezza profonda, forse data anche dall’aver vissuto questi due anni di pandemia. E come dice Baricco, con la pandemia è anche ritornata l’utopia. Quindi ragazzi comprendiamo l’importanza di questo momento, il discrimine che vi è in esso, le possibilità racchiuse in esso e che possiamo far schiudere, comprendiamo la nostra reale possibilità di cambiare le cose, di cambiare questo mondo violento, gerarchico e autoritario che produce guerre. Comprendiamo la nostra possibilità di cambiare le cose anche ora, anche con queste semplici occupazioni. Infatti, per quanto piccole possano essere, sono sorrette da idee nuove , di libertà, e queste idee possono veramente cambiare le cose.

Davide Avallone

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