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Il Patto di Londra: il punto di vista del navigatore del web.

Propongo qui la relazione da me svolta per l’esame di Storia e Web. La condivido perché possa essere d’aiuto a qualcuno che sta affrontando lo stesso esame, o, semplicemente, per coloro che volessero saperne un poco di più riguardo a cosa si può trovare in rete a proposito del Patto di Londra. Buona lettura.

Il Patto di Londra: il punto di vista del navigatore del web.

Tante sono le interpretazioni che possono ruotare dietro ad un evento come la prima guerra mondiale. Se il fatto che sia avvenuta o meno non è oggetto di dibattito, può esserlo riguardo alle cause. Perché è avvenuta? Perché l’Italia, inizialmente neutrale, è entrata in guerra nel 1915? Cosa pensavano le persone della guerra?

L’evento preso in considerazione è significativo poiché è un esempio, quasi contemporaneo, di diplomazia segreta. Come fu recepita la scoperta di un trattato segreto?

La seguente ricerca si pone come obiettivo di indagare quale sia il quadro interpretativo di un tale evento sul web. Cosa raccontano le fonti secondarie reperibili, con grande facilità da tutti, a proposito dell’entrata in guerra dell’Italia?

Premesse metodologiche

Effettuare una ricerca su Internet può comportare alcuni problemi dal punto di vista metodologico. Qualsiasi ricerca scientifica prevede infatti la ripetibilità, cosa che in questo caso è davvero impossibile. Due ricerche fatte a poche ore di distanza potrebbero infatti presentare risultati differenti, e, allo stesso modo, due ricerche effettuate da due luoghi differenti, o ricerche effettuate nel medesimo luogo e alla medesima ora, ma da postazioni diverse, porterebbero a risultati leggermente diversi. Ognuno è nella sua filter bubble1 e non vi è modo di uscirvi: proprio qui sorgono alcune delle problematiche che una ricerca di questo tipo deve affrontare: l’unicità e non la riproducibilità.

Dopo questa piccola precisazione illustreremo le modalità e le scelte metodologiche adottate, che si riassumono nell’indicare il luogo e il giorno in cui vengono effettuate le ricerche e l’utilizzo di una scheda di un browser in modalità incognito, questo per evitare che precedenti ricerche possano compromettere l’ordine dei risultati. Purtroppo questa precauzione è l’unica che può essere presa, non potendo far nulla per le profilazioni per account e per IP.

Verrà utilizzato il motore di ricerca Google.it poiché detiene l’86% di market share2 e come browser useremo Chromium Desktop, poiché Chrome risulta avere un market share3 superiore al 60%. Questo contravvenendo però alla regola del mobile first, che richiederebbe quindi una ricerca svolta su dispositivi mobile.

Al fine di capire quante ricerche vengano svolte effettivamente per ogni keyword si è usato Seozoom.it, uno strumento per i professionisti della SEO, il quale dà un’indicazione, seppur approssimativa, del traffico mensile. Queste indicazioni verranno presentate al fianco di ogni keyword in modo da avere una stima di quanti visitatori possano aver letto una risorsa.

Va inoltre considerato, secondo il detto famoso tra gli addetti SEO,The best place to hide a dead body is the second page of Google”, che solamente i primi risultati attirano i click degli utenti, e che difficilmente l’utente medio va oltre al quarto risultato (dati nella tabella sottostante)4. Avendo a disposizione questi dati sarà possibile calcolare, sempre in maniera approssimativa, i click che ogni ricerca ha portato.

  • Posizione 1: 31.7%

  • Posizione 2: 24.7%
  • Posizione 3: 18.7%
  • Posizione 4: 13.6%
  • Posizione 5: 9.5%
  • Posizione 6: 6.2%
  • Posizione 7: 4.2%
  • Posizione 8: 3.1%
  • Posizione 9: 3%
  • Posizione 10: 3.1%

In particolare verranno analizzate tre keyword relative al Patto di Londra, che consideriamo una delle principali cause (o concause) della fine della neutralità. Le keyword utilizzate sono ‘Patto di londra’, ‘Trattato di Londra‘ e infine ‘Patto segreto di Londra‘.

Le ricerche sono effettuate a Milano in data 2/07/21.

Keyword: Patto di Londra

Volume di ricerca medio: 2.9K (720∼6.600)5

Il primo risultato della SERP è la pagina di Wikipedia6. La descrizione del trattato è coerente con la fonte originale e il punto di vista neutrale è rispettato. Se volessimo trovare un difetto, potremmo dire che non si indaga sul perché un voto contrario del parlamento avrebbe causato una crisi istituzionale, e né che la votazione per la concessione dei pieni poteri venne presentata con le sempreverdi, e abusate parole, ‘difesa dello stato’7. La pagina di discussione su Wikipedia è attiva e vi sono partecipazioni da parte degli utenti, sebbene non sia un tema particolarmente caldo o con forti visioni contrapposte fra loro. Sono riportate le fonti.

Circa 900 visite mensili.

Il secondo risultato8 è un sito web istituzionale appartenente all’ente regionale del turismo del Friuli Venezia Giulia, il quale raccoglie al suo interno diverse pagine legate agli avvenimenti della grande guerra. I fatti sono raccontati in poche righe, e, sebbene corretti sulla carta, vengono presentati sotto una luce particolarmente positiva: il Ministro degli Esteri Sidney Sonnino diviene così un astuto diplomatico, anziché colui che, assieme ad altri politici, condannò milioni di persone ad una inutile strage9.

Il sito è responsive, non è presente una bibliografia e l’autore non è identificabile.

Circa 700 visite mensili.

Il terzo sito è Skuola.net10, un portale dedicato agli studenti, quasi sempre fra le prime posizioni per quanto concerne gli argomenti scolastici. Offre una descrizione corretta nei fatti ma molto stringata e tipicamente scolastica del trattato. I contenuti sono testuali e viene offerto anche un brevissimo video, che riprende pari pari il testo dell’articolo, accompagnato da una voce robotica.

Le fonti non sono citate e l’autore è identificabile solamente tramite un nickname. Il sito ha il merito di essere aggiornato graficamente e di avere una sezione commenti, i quali però non sono sicuramente uno spazio per dibattiti storiografici.

Circa 500 visite mensili.

Il sito istituzionale della difesa11, al quarto posto, fornisce un pdf di tre pagine in cui sono riassunte le richieste territoriali italiane. L’attenzione è infatti rivolta all’aspetto militare e strategico, dimenticando, forse un po’ troppo, gli aspetti contestuali. È significativo che non sia mai usata la parola ‘segreto’ e né che si indichino i firmatari del patto. Non è presente alcuna bibliografia e non è indicato l’autore del testo.

Circa 370 visite mensili.

Il quinto risultato è un sito di un istituto comprensivo pubblico12 e, sebbene antiquato nello stile e senza una sezione per i commenti, permette una buona lettura grazie al tema responsive. Il patto viene descritto in 95 parole e viene citata come fonte l’enciclopedia Encarta 2000. Rimane il dubbio se la voce sia stata semplicemente copiata o se vi sia stata una elaborazione successiva.

Circa 290 visite mensili.

Troviamo il sito della rai come sesto risultato, nello specifico sul sottodominio educational13, il quale fornisce un pdf con il testo del trattato in italiano.

Circa 170 visite mensili.

Lightquiz14, un sito che fornisce risposte sintetiche alle domande tipiche dei quiz, propone una risposta alla domanda: “Chi firmò il Patto di Londra per l’Italia?” (risposta: Guglielmo Imperiali di Francavilla) Viene poi offerta una brevissima descrizione contestuale di 137 parole. Non si rilevano errori di alcuna sorta.

Circa 110 visite mensili.

La pagina successiva è sempre di Lightquiz15 ma con una domanda differente: “In cosa consisteva il Patto di Londra?” (risposta: Ingresso in guerra dell’Italia) Il testo di accompagnamento è altrettanto breve e non contiene informazioni errate.

Circa 85 visite mensili.

Il penultimo risultato della SERP è un estratto di un articolo su Jstor16 risalente all’anno 1931 e di cui è possibile leggere solamente la prima pagina, la quale contiene pochissime informazioni e solamente di tipo contestuale.

Circa 85 visite mensili.

L’ultimo risultato della SERP è una pagina di Rai Cultura17, la quale propone un brevissimo video da quarantasei secondi. Le informazioni non sono errate, ma, come si può ben immaginare, lungi dall’essere esaustive. Sotto al video è riportata una fedele trascrizione del testo contenuto nel video stesso. Non è specificato alcun autore.

Circa 85 visite mensili.

Keyword: Trattato di Londra

Volume di ricerca medio: 320 (110∼1.000)18

La ricerca con la keyword Trattato di Londra ha dato risultati molto simili alla precedente keyword, il che lascia presupporre che vi sia una effettiva sovrapposizione dei termini patto e trattato nella cultura di massa, almeno per quanto concerne l’evento oggetto della ricerca. In realtà, comparando i volumi di ricerca dei termini su Google Trend19 e su Seozoom, si può notare come il volume delle ricerche con la keyword Patto di Londra sia superiore alla keyword Trattato di Londra di circa il 1000%.

La SERP ci presenta Wikipedia al primo posto con ben due voci, la prima già analizzata in precedenza (circa 100 visite mensili) mentre la seconda20 è una pagina di disambiguazione, ovvero una pagina che riporta tutte le possibili voci e omonimi riguardo ad un personaggio od evento storico (circa 75 visite mensili) . In questo caso sono le altre voci chiamate Trattato di Londra, le quali occupano un arco cronologico che va dal 1518 fino al 194921, anno e occasione in cui si costituì il Consiglio d’Europa.

Ritroviamo al terzo risultato turismofvg.it e skuola.net al quarto.

Storicamente.org22 ripresenta il testo del Trattato di Londra in versione italiana.

Al sesto posto ritroviamo il testo del Patto di Londra offerto dalla Rai.

Al settimo posto lightquiz, all’ottavo icferrari e al nono difesa.it

Nilalienum.com23, sito di un’associazione culturale, propone un copia e incolla della versione di Wikipedia, che cita come fonte, ma di cui dimentica di riportare i termini della licenza CC24.

Keyword: Patto segreto di Londra

Per l’ultima keyword analizzata non è stato possibile ottenere informazioni su Seozoom, ma Google Trend informa che è la meno utilizzata delle tre, a riconferma di come nella cultura collettiva l’evento sia conosciuto e ricordato come il Patto di Londra.

Come primo risultato troviamo la pagina già analizzata di Wikipedia, come secondo turismofvg.it, come terzo skuola.net e come quarto lightquiz.com. Sebbene i primi risultati siano i più importanti, poiché poche persone cliccano oltre al quarto risultato, sono proprio i successivi risultati ad essere più interessanti, poiché appartenenti a blog redatti e curati da appassionati.

Come quinto risultato troviamo storiologia.it25, un sito vecchio stile, il cui tema non è sempre responsive, cosa che può compromettere in alcuni casi la consultazione da dispositivi mobile. I contenuti sono parecchi e sostanziosi, tant’è che, come studente di Storia al secondo anno, mi trovo spaesato per la quantità di informazioni. Se, in linea di massima, non v’è scritto nulla di sorprendente, i particolari sono tanti e le citazioni di personaggi (spesso con l’indicazione della fonte) ridondano, rendendo la lettura sicuramente appassionante ma di difficile verifica. Sono presenti alcuni piccoli errori di ortografia, i quali lasciano trapelare la scrittura dell’appassionato. La posizione del narratore non è niente affatto neutrale o neutralista. Traspare infatti una ferma condanna per l’entrata in guerra dell’Italia e per la rovinosa gestione diplomatica post bellica.

Trovo interessante spendere un paio di parole in più sull’autore e sui contenuti del sito, in quanto prodotto atipico rispetto ai siti già visti, i quali erano per lo più piattaforme istituzionali o appartenenti a enti, pubblici e privati, e quindi con una precisa organizzazione e redazione dei contenuti.

L’autore e proprietario del sito, tale Franco Gonzato, si dichiara semi analfabeta26, con cinque anni di scuola e una grandissima passione per la lettura e l’informatica. A conferma del suo grande lavoro vi sono le statistiche dei visitatori, i quali raggiungono numeri strabilianti per qualsiasi opera o lavoro di divulgazione tradizionale.

Il sesto risultato è nilialienum.com, sito già analizzato.

Il settimo risultato è il sito del comune Ponte di Piave27, il quale dispone di diversi articoli riguardanti la prima guerra mondiale. L’autore dell’articolo è identificabile e corrisponde a Daniele Furlan28, consigliere comunale con una storia molto interessante. L’articolo, né troppo corto né troppo abbondante (700 parole), spiega i principali punti del trattato, dall’entrata in guerra fino alla fine, senza particolari errori o mancanze. Forse, per trovare un difetto, si sarebbe potuto specificare che il trattato è stato reso pubblico in seguito alla rivoluzione di ottobre.

L’ottavo risultato è il sito di raicultura.it già analizzato.

Tag24.it29 è il sito di Radio Cusano Campus, un progetto sviluppato all’interno dell’Università (telematica) Niccolò Cusano. Una breve pagina, senza errori, spiega brevemente il contesto in cui è stato firmato il Patto e introduce ad un podcast di 17 minuti. L’ospite è il professor Giuliano Caroli, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università Niccolò Cusano, il quale descrive il contesto del Patto e si sofferma poi su alcuni momenti particolari, come la contrarietà di Giolitti. Volendo fare un appunto si potrebbero criticare gli aggettivi ‘ottimi diplomatici’ per i firmatari del patto.

L’ultimo risultato è storicamente.org ed è già stato analizzato.

Considerazioni finali:

La ricerca non ha evidenziato particolari distorsioni dei fatti, ma la strada da percorrere per ritenersi soddisfatti dalla SERP è ancora lunga. Spesso i risultati sono duplicati, come ad esempio i vari testi originali dei trattati, oltre alla duplicazione di alcuni contenuti presi da Wikipedia.

La maggior parte dei siti web presenta l’evento in maniera molto sintetica, non permettendo in alcun modo di avere un’idea, quantomeno approssimativa, del contesto relativo al Trattato. I siti che più sono interessanti (Wikipedia e Storiologia.it) non permettono alcuna interazione e il layout del secondo è terribilmente antiquato. Se è vero che Wikipedia offre un’area di discussione, c’è da dire che è un’area più per gli addetti ai lavori, e che quindi non attrae il visitatore medio.

Quello che emerge, e che Google Trend30 sembra confermare con il solito picco a giugno, è che vi sia un particolare interesse riguardo alla storia principalmente nel periodo esami.

È deludente vedere come, tra le svariate pagine analizzate, poche siano interessanti o diano una visione o interpretazione originale degli eventi. La maggior parte si limita a riportare pochissime nozioni, come i nomi dei firmatari del patto, anni e date: insomma, le stesse informazioni che un tempo era possibile reperire su un bigino. Ai tempi del web ci si aspetterebbe più varietà, più partecipazione anche da parte di storici professionisti, accademici e non, nell’analizzare e offrire interpretazioni, tradizionali o innovative, degli eventi appartenenti al nostro passato.

I materiali a disposizione dell’esploratore digitale sembrano essere principalmente diretti a studenti impegnati nel percorso delle scuole secondarie di primo e secondo grado, e i contenuti offerti raramente potrebbero soddisfare la curiosità di un lettore appassionato, né potrebbero appassionare il visitatore occasionale.

Leggendo le risorse online si ha la sensazione che l’attenzione del pubblico italiano sia più orientato ad un consumo di date, nomi e guerre, e che sia davvero difficile per la Storia liberarsi da questi stereotipi. Una interpretazione qualitativa degli eventi prevedrebbe molti meno dati, accompagnati però da una spiegazione più profonda delle ragioni che hanno portato alla firma del Trattato e all’entrata in guerra.

Si proveranno a identificare alcuni possibili motivi, i quali non sono però supportati che dalla personale esperienza dell’autore.

– I quiz e le risposte a crocette largamente utilizzati nelle scuole (e, ahimé, nelle università) portano gli studenti a non concentrarsi sulle dinamiche e sui ragionamenti, ma alla risoluzione della domanda, come se si trattasse di un’operazione aritmetica.

– Gli algoritmi dei principali motori di ricerca sono malfunzionanti, non democratici e poco meritocratici. A questo si aggiunge un problema: gli algoritmi dei motori di ricerca non sono sviluppati con l’intento di selezionare il materiale migliore ma di offrire all’utente il materiale che desidera. Gli algoritmi di Google sono segreti e gli esperti della SEO provano a decifrare quali siano i principali motivi di ranking nelle SERPs. Uno fra questi è il tempo speso dagli utenti all’interno di un sito: se il sito in cima alla SERP è troppo dettagliato, la gran parte degli studenti, molto probabilmente alle prese col ripasso prima della verifica, usciranno dal sito immediatamente, spaesati da contenuti che ritengono troppo dispersivi. Google però valuterà negativamente un comportamento di questo genere (entrare in un sito ed uscire dopo pochissimi secondi), poiché significa che l’associazione che era stata fatta tra il contenuto ricercato e il contenuto offerto non è corretta. Ciò viene considerato negativamente e vi è una penalizzazione nei confronti del sito in questione, e, quindi,una modifica nella classifica legata a un determinato argomento: il ranking del sito scende. Il sito che invece offre contenuti brevissimi e semplicissimi ottiene l’attenzione dello studente, il quale trova ciò che cerca: due nomi di generali o ministri e quattro date da imparare a memoria.

I siti selezionati non sono quindi i migliori – basti infatti pensare che per la voce Patto di Londra sono indicizzate milioni di pagine – ma sono i contenuti che l’utente vuole. Se l’utente desidera pagine brevissime e spiegazioni stringate, quelle troverà. Come si può intuire il circolo vizioso non è facile da rompere, perché prevedrebbe un cambio di paradigma alla base, alla fonte: l’istruzione. Solo non accettando un lavoro mnemonico da parte degli studenti, e chiedendo loro un lavoro di ragionamento, si può sperare di cambiare i risultati delle SERPs. Un lavoro di questo genere porterebbe gli studenti stessi ad essere critici nei confronti delle pagine troppo brevi e delle spiegazioni eccessivamente semplificate. Un loro rifiuto vedrebbe l’abbassamento del ranking delle attuali pagine, e un innalzamento di quelle pagine che invece meriterebbero maggiore attenzione e, che sappiamo, essere sperdute da qualche parte nei meandri del web.

Purtroppo, fino a che non si vedrà questo cambiamento, Google continuerà a proporci esattamente ciò che desideriamo: contenuti brevi, poco impegnativi e che bastino a far prendere la tanto agoniata sufficienza.

5 https://suite.seozoom.it/keywordzoom?q=patto+di+londra La forbice numerica va considerata come visite minime e massime nel corso di un anno solare.

Alessandro Oppo

Alessandro è un milanese che vorrebbe scappare da Milano, è appassionato di informatica ma vorrebbe vivere senza telefono, è un artigiano eppure vorrebbe robotizzare tutto, impara una cosa e già vorrebbe studiare dell’altro. Autodidatta da sempre, gli piace sbattere la testa finché tutto non funziona come vuole lui, spesso ci riesce anche! Visita il suo blog personale alexoppo.com Il motto che si ripete dentro la testa è: “Se ci sono riusciti gli altri ci posso riuscire anche io”.

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