A settembre del 2019 mi sono iscritto alla facoltà di Storia della Statale di Milano.
Ero e sono lì per un motivo e mi sono chiesto quali fossero le motivazioni dei miei compagni di corso.
Ho posto ad alcuni le seguenti domande:
Queste sono le risposte di alcuni di loro, buona lettura.
Indice
Studio Storia perché la amo. Credo sia una disciplina comune e intrinseca ad altre discipline, non solo umanistiche ma anche d’altre scienze come la medicina e la matematica.
Ci sono tanti tipi di storie, come quella del Mezzogiorno, dell’Economia, della Tecnologia o della Nautica. Anche nelle facoltà non umanistiche si fa sempre della Storia, come Storia del Diritto romano a Giurisprudenza. Credo sia quindi multiuso.
Si possono poi usare, le competenze acquisite, a proprio piacimento in ogni ambito lavorativo e accademico.
Studio Storia perché mi chiedo quale sia il senso della vita. Conoscere il proprio passato può aiutare a farlo, anche se forse è come cercare il sacro graal.
Ho sempre letto tanto e mi interessa sapere dove vivo in questo momento. La Storia permette di comprendere i motivi di alcuni fenomeni della società e di capire meglio gli uomini.
Questa materia, al contrario di come molti pensano, permette diversi sbocchi lavorativi, come il giornalismo, l’istruzione, la creazione di contenuti multimediali.
C’è inoltre da considerare che lo studio della Storia necessita di sviluppare una buona capacità di analisi, qualità che, se unita ad altre competenze, risulta utile nei più svariati campi.
Non l’ho scelta per un particolare interesse, ma è sempre stata l’unica materia che a scuola studiavo con piacere e che quindi dava ottimi risultati sul profilo dei voti. Non voglio ridurre la mia iscrizione all’università di Storia come una semplice conseguenza di questo, ma ha sicuramente influito.
Mi hanno sempre incuriosito gli eventi del passato e ho sempre odiato chi faceva Storia in maniera mnemonica perché non è Storia ma nozionismo. Per capirci, la storia legata agli anni e alle date. Infatti la Storia è lo studio dell’essere umano e, per citare Marc Bloch, “Essa non è la scienza del passato: la Storia è il cammino dell’uomo da quando se ne ha memoria”.
Mi interessa, nei limiti del possibile, sapere cos’è l’uomo, come pensa e pensava, come agiva. Dopo alcune riflessioni ho scelto Storia perché mi interessavano l’uomo e l’umanità.
A scuola mi sono piaciute solo Storia e Italiano, credo dipenda dai professori, ad esempio Matematica non mi è mai piaciuta.
Dietro la mia scelta non c’è stato nessun ragionamento utilitaristico, non sono stato spinto da un’utilità concreta. Penso che le informazioni imparate possano tornarmi utili nell’affrontare discussioni ma non credo in ambito lavorativo.
Studiare storia può non essere percepito nell’immediato come la scelta che potrebbe portare ad un futuro lavorativo più roseo, tanto meno come la scelta interessante, catchy, usando un inglesismo, se si parla di interessi personali.
Sicuramente nell’immaginario collettivo suscita più curiosità una persona che si presenta come chimico laureando, tra camici, provette e formule, che uno storico, tra libri, manoscritti e manuali.
La patina di noia va però presto a disperdersi nell’etere perché studiare storia vuol dire compiere viaggi nel tempo. Shakespeare non si è mai mosso dall’Inghilterra ma studiando ha viaggiato il mondo ai suoi tempi conosciuti. Noi studenti di storia viaggiamo nel mondo che c’è stato e anzi, viaggiamo in realtà così diverse che si può parlare di mondi, al plurale.
Perché studiare storia? Perché è bella, perché la storia umana è il fantasy più reale mai esistito.
Riguardo l’utilità della storia non mi esprimerò perché ci hanno già pensato nomi illustri e aggiungere un parere quasi anonimo sarebbe superfluo.
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Articolo in aggiornamento
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