Maria non capiva perché Armando non cercasse un lavoro normale, come fanno tutti. – Non è questione di sentirsi speciali – disse lui, – né di pigrizia. – Maria scosse la testa. Era un discorso che facevano spesso. Lavorare, prendere una casa, metter su famiglia, era così facile. Eppure c’era questo ostacolo del lavoro: non riuscivano davvero a capirsi quei due. Per l’uno il lavoro era una sorta di missione, per lei si trattava di un compromesso. – Ma potrei morire tra un giorno. E allora che senso avrebbe buttar via l’ultimo giorno di vita a far qualcosa di inutile? – Ma, giorno dopo giorno, Armando era sempre sano come un pesce. Talvolta si immaginava morto: anche se era un prezzo un po’ troppo alto per dimostrare di aver ragione.
Così Armando si impegnava a trovare altre motivazioni per scansare la voglia di lavorare: l’inutilità dei lavori ad esempio, il fatto che essi fossero tutti uguali e tutti inutili, e la direzione a cui essi miravano fosse data esclusivamente dal ritorno economico, dal mercato, e che non ci fossero affatto delle buone ragioni, ragioni vere, per ciò che riguardava la maggior parte dei lavori. Maria invece parlava delle sue amiche, già madri, e di quei mocciosetti a cui si divertiva a far da zia, sperando sempre di poterne avere uno tutto suo. Quei due erano uno strano assortimento, eppure trovavano interessanti, sebbene esasperanti, le motivazioni che l’un l’altra si davano. Un pensiero fisso, il quale senz’altro rappresentava il maggior ostacolo alla voglia di Armando di trovar lavoro, era dato dai super poteri: Armando era convinto di averne alcuni e aveva paura di utilizzarli in malo modo. Stava sul divano, osservava il soffitto nei cui angoli si estendevano ampie ragnatele e borbottava cose come: – Lo dice anche Spiderman “da grandi poteri derivano grosse responsabilità.” – e se ne stava lì, a pensare cosa ne andasse fatto dei suoi super poteri. – Potrei usarli per far del bene. – l’intenzione era chiara, la direzione meno.
Non era possibile, per Armando, individuare il primo passo da compiere. Armando, come tutti i disperati, non sapeva che il primo passo da fare non è quel che si dovrebbe fare, ma quel che realmente si fa. Pensava come un idealista, creando castelli arzigogolati e comprendendo, pochi minuti dopo, che essi erano solamente pensieri. E i pensieri si dimenticano, mentre li si costruisce e mentre li si demolisce: i castelli crollavano silenziosi, e su quelle terre fecondo di immaginazione, subito si ergeva un altro sogno, più grande e instabile del precedente. – È la direzione che è importante. – Ma la direzione cambiava come cambia il vento, e la sensazione che provava era come lo sballottolamento dovuto al mare. Un giorno chiese a Maria: – Se tu avessi dei super poteri – –
A mo’ con sta cosa dei super poteri. – borbottò Maria.
– Se tu avessi dei super poteri. – continuò Armando. – Li useresti per arricchirti o per migliorare la vita altrui? –
Maria su questo aveva le idee ben chiare: – Se avessi dei super poteri non li userei per arricchirmi. –
– Allora, vedi! Hai capito! – esclamò Armando.
– Ma tu non hai i super poteri! – la discussione, nonostante fosse affrontata per la prima volta in questi termini aveva un ché di già sentito.
– Non so volare, né so usare i raggi laser. – ammise Armando. Ma, sebbene gli dispiacesse terribilmente, non erano questi i super poteri di cui parlava. – A volte basta aver capito qualcosa. – continuò, – A volte quel qualcosa che abbiamo capito, a proposito del mondo, è un super potere. Se una cosa l’abbiamo capita noi, solo noi, ci sarà un motivo, no? È una responsabilità a cui non ci si può sottrarre. Se l’ho capito io, e non l’ha capito qualcun altro, significa che possiedo quel super potere. –
– Ma allora tutti abbiamo i super poteri! – concluse Maria.
– Esatto, esatto! – è lì che ti volevo, è proprio lì. Ed è per questo che tutti quanti dovremmo porci questa domanda: se avessi i super poteri, li userei per far del bene o per arricchirmi? Se il mio super potere è conoscere la medicina e il corpo umano, in quale modo userò il mio super potere? Se so scrivere, o se sono bravo a parlare, come utilizzerò i miei super poteri? E se invece avessi capito i meccanismi dell’animo umano e il suo funzionamento, cosa ci farò con queste conoscenze? –
La domanda risuonò nell’aria come una corda di chitarra pizzicata, i cui echi si spengano lentamente. Maria scosse la testa, ma non poté fare a meno di dargli ragione.
– E non lo fa nessuno, nessuno! In pochissimi usano i super poteri per far del bene, tutti inseguono i soldi! – Era il suo super potere, quello di pensare e spiegare, e, da un certo punto di vista, anche il primo passo che tanto aveva riflettuto di fare.