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Siamo quel che facciamo? – racconto breve

Armando quel giorno era particolarmente stanco. Tutto, per quanto andasse bene, sembrava metterlo sotto pressione. C’era una volontà, lui giurava che era così, che voleva mettergli i bastoni tra le ruote. Una volontà quasi divina, astrale, insomma un demiurgo che si divertiva a creare, qui e là, dei piccoli fastidi. Armando amava la vita, tanto da non potersene lamentare, ma, la società, per com’era, ogni tanto lo infastidiva. Non ci credeva nemmeno agli astri, ma qualcosa che si incrociava c’era di sicuro, e a rimetterci era il suo stato d’animo. Maria, poi, possibile che con lei qualsiasi cosa divenisse spunto per una discussione, o, come diceva lei, riflessioni filosofiche: – Mi passeresti il sale? – Armando aveva paura. Si parlerà, sicuro che si parlerà per ore mo’, pensò. Maria gli passò il semplicemente il sale e continuò a masticare. Armando, deluso, maledisse il demiurgo, che addirittura ostacolava gli ostacoli. – Il sale, da moneta ad alimento. – borbottò sottovoce, ma Maria continuò a masticare serafica. Dannazione, pensò lui. Borbottò qualcosa d’altro, spunti per conversazioni, piccole provocazioni, rimproveri, critiche.Infine, dato che Maria aveva altro per la testa, Armando le chiese direttamente cosa ne pensasse del sale, o forse di qualche altra cosa. Maria a quel punto qualcosa rispose e, non si sa per quale esatto motivo, ma dal sale erano passati a parlare della volontà, del determinismo, di ciò che può far la mente. – E’ solo questione di come vedi le cose. – disse Maria. 
Armando si indicò gli occhi. 
– Quelli sono sensori, poi la nostra mente filtra tutto, è lei che capisce una cosa o un’altra da quel che ha visto. – 
– E la realtà? Dici quindi che essa non esiste? – chiese lui. 
– Oh, esiste eccome. Ma la maggior parte delle volte non siamo capaci di coglierla. Essa finisce col confondersi nel torbido delle idee; essa non è più realtà, ma illusione. – 
– Troppi stimoli in questa società… è il presente, ci sfugge di mano… – 
– Anche. Semplificando, tornando alle radici di chi siamo, come individui, come animali, come anime, tutto diventa più comprensibile: è così semplice! – disse Maria alzando il tono: era l’eccitazione dovuta alla riflessione. 

Armando si chiese come non filtrare la realtà, o se ci fosse un modo giusto per farlo. Ci provò, provò a dar ricchezza a quel momento, a quella persona, a quei pensieri, ci provò e ci riuscì, tanto da esser felice. Fuori pioveva e il rumore della pioggia batteva forte sul balcone della porta finestra, leggermente aperta. Armando pensò che era tutta una questione di testa, ma ebbe comunque voglia di provocare Maria: – Prova a far smettere di piovere. –

– Ma no, non è così che funziona. – sorrise lei, cogliendo la provocazione. Ma poi rispose, stavolta seria: – Può cambiare il modo con cui vediamo la pioggia, la nostra comprensione di ciò che è. La pioggia non è una rottura solo perché ci impedisce di uscire, la pioggia è vita, è uno dei quattro elementi e fa nascere le piantine di cui ci nutriamo, senza di essa non ci sarebbe nulla, non ci saremmo nemmeno noi. –
– Che poi non è vero che ci impedisce di uscire… – disse Armando con sfida. 
– Non oggi. – ridacchiò lei, poi continuò: – Ed è così con tutto, con ciò che ci piace e vorremmo fare nella vita. Siamo noi a deciderlo, o meglio, è la nostra testa. E la testa, in qualche modo strano, siamo noi stessi a dirigerla. Ogni tanto dobbiamo tirarle uno scappelletto, in modo da farla riprendere dall’imbambolamento. – 
– I troppi stimoli… i social… la tv… – aggiunse Armando. 
– Esatto. Ma anche senza quelli era facile perdersi. Gli esseri umani non riuscivano a vivere nel presente nemmeno migliaia di anni fa. Gli stimoli, come li chiami tu, spesso sono volutamente progettati per dirigere il pensiero in alcune direzioni e non in altre. – 
– Maliziosa. – disse lui, e Maria gli sorrise come a dire, ma ‘sto qui dove vive. – E chi non se ne accorge? Chi non capisce che è la testa che fa tutto? – chiese lui. 
– Io non ho tutte le soluzioni… però credo che sia una questione di strumenti culturali. Noi ragioniamo con ciò che conosciamo, e non possiamo fare diversamente. Se abbiamo avuto la possibilità di vedere cose, persone e ambienti, ecco, noi potremo pensare solo con ciò che è già nella nostra testa. Siamo così, non sappiamo inventarci nulla noi umani, rimescoliamo tutto come frappè, o zuppe frullate. – rimasero un po’ pensierosi, poi lei riprese. – … la causa e l’effetto, non so perché mandino così in confusione le persone… siamo quello che facciamo, siamo quello che mangiamo. – 
– E facciamo quello che siamo, e mangiamo quello che siamo. – rispose prontamente lui: ne avevano già parlato. 
– Sì… sì… però a me piace vedere il lato deterministico della vita, dove posso influire con le mie azioni e il mio pensiero: non saremo qui per sempre, e qualcosa da fare la dobbiamo pur trovare… – – Un lavoro. Uff. – borbottò Armando. 
– Beh, sì, ma un lavoro di quelli giusti può essere molto divertente da fare. – disse lei.- Io vorrei occuparmi di cose importanti. – disse Armando. 
– E allora diventerai una persona importante. – disse lei con sicurezza e guardandolo fisso negli occhi. – La gente pensa che siano le persone importanti a occuparsi delle questioni importanti, invece è il contrario! Non è assurdo? – 
– Non so se sia assurdo, ma probabilmente è il motivo per cui la nostra società ha tante cose che ancora non funzionano. – disse Armando convinto. Poi però rifece la domanda di prima: – E quelli che non l’hanno capito? Quelli, sono deboli? – 
– Non mi piace questa parola. No, non lo sono. Immagino abbiano compreso altre cose, credo siano riusciti in quello… sono modi di pensare differenti. –

– Non sei più maliziosa? Pensavo fosse voluta l’assenza di mezzi culturali. — Sì, senz’altro, ed è per questo che chi l’ha capito ha una responsabilità sulle spalle. Noi non abbiamo merito di pensar ciò che pensiamo, né di saper ciò che sappiamo. Siamo solo dei prodotti sociali… è come se trovi un buon albero di fichi, non ne hai veramente un merito, però se poi non lo dici agli altri, e te li mangi solo tu, mentre gli altri muoiono di fame, non contribuisci alla felicità degli altri, non dai nulla al mondo… finisci per non essere felice nemmeno tu… – 
– E il mondo funziona così perché ce lo immaginiamo in un certo modo… – concluse Armando. 
– Sì, poi il problema è anche immaginare le cose, ogni tanto bisognerebbe stare con i piedi per terra. – disse Maria pensierosa.
– E non parlare di filosofia per un nonnulla. – ridacchiò Armando. 

Già, fa tutto la mente: era così contento di saperlo, poiché tutto acquisìva un senso.

Alessandro Oppo

Alessandro è un milanese che vorrebbe scappare da Milano, è appassionato di informatica ma vorrebbe vivere senza telefono, è un artigiano eppure vorrebbe robotizzare tutto, impara una cosa e già vorrebbe studiare dell’altro. Autodidatta da sempre, gli piace sbattere la testa finché tutto non funziona come vuole lui, spesso ci riesce anche! Visita il suo blog personale alexoppo.com Il motto che si ripete dentro la testa è: “Se ci sono riusciti gli altri ci posso riuscire anche io”.

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