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Tema sulla droga (esempio di testo argomentativo)

Benvenuti su 9minuti.it, quello che vi propongo oggi è un esempio di tema sulla droga.

Mi è capitato diverse volte di leggere temi che, pur non avendo alcun errore grammaticale, peccavano di personalità e originalità.

In questo esempio di testo argomentativo sulla droga spero di riuscire ad essere di ispirazione a qualcuno.

Vi invito anche a vedere questo video dove do alcuni consigli pratici su come scrivere un ottimo tema.

Nel seguente tema sulle dipendenze troverai alcune delle mie riflessioni.

Tema sulla droga (esempio di testo argomentativo)

Quando si parla di droga viene naturale parlare di dipendenza. Io inizierei partendo dal termine opposto: indipendenza. Quante volte siamo veramente indipendenti da quello che ci circonda? Noi umani siamo animali abitudinari, che seguono le proprie tradizioni (a volte senza senso), che hanno una cultura, o più culture, molto complesse.

Di alcune cose usufruiamo ogni giorno; non potremmo stare lontani da alcune persone e, se improvvisamente dovessero mancare, ne soffriamo. Sviluppiamo infatti una sorta di dipendenza verso ciò che ci piace, ne creiamo un’abitudine e poi, se la persona o la cosa ci viene portata via, ecco che la mancanza ci disturba e realizziamo che vi era la dipendenza.

Se è vero che la nostra vita è fatta da dipendenze, si può però dire che alcune dipendenze impattano in maniera positiva sulla nostra vita mentre altre sono sicuramente negative. Una persona che sente il bisogno di allenarsi o di leggere ogni giorno, verrebbe vista dalla società come una persona virtuosa, attenta alla salute del proprio corpo e desiderosa di coltivare la propria mente.

Il limite però, un limite sempre imposto dal cosiddetto ‘buonsenso’ e dalla nostra società, impone che vi sia un’analisi quantitativa della nostra dipendenza, sia essa positiva o negativa. Una persona che, tralasciando lo studio e il lavoro, si dedicasse esclusivamente al consumo compulsivo di romanzi, oppure ad ore e ore di attività fisica, perderebbe forse quella qualifica di virtuosità precedentemente assegnatagli. Saranno positive per il suo corpo ore e ore di corsa? E leggere così tanto, non è ciò un tentativo di evadere, con la fantasia sia ben chiaro, dalla realtà di ogni giorno?

Interviene quindi il concetto di eccesso. Anche se una cosa piace molto non deve diventare un eccesso, altrimenti, anziché portare bene, porterà male. L’eccesso però, non è quantificabile con precisione. Due ore al giorno di lettura sono poche o sono tante? E dieci km al giorno di corsa? Per tante persone si tratterebbe di un eccesso, per uno scrittore o un editore, oppure un runner accanito o un maratoneta agonistico, rappresenterebbero solamente un riscaldamento indispensabile al fine di continuare la loro attività professionale. Entrambe le categorie però potrebbero avere degli effetti collaterali: un calo della vista per lo scrittore; il consumo delle cartilagini delle ginocchia e dei dischi spinali per lo sportivo. Entrambi quindi avrebbero avuto svantaggi dalle loro dipendenze.

Credo sia opportuno fare un discorso analogo quando si parla di droghe e sostanze stupefacenti. Alcune sostanze, che noi consideriamo droghe, sono piante usate in svariate civiltà per migliaia di anni con intenti terapeutici e medicinali. Altre volte queste sostanze vengono utilizzate per cerimoniali e espressioni culturali. Il vino, sostanza alterante e potenzialmente letale, rappresenta il sangue di Cristo nel cerimoniale cattolico. Nessuno però si sognerebbe, ai giorni nostri e nel nostro paese, di definire come ‘drogato’ chi consuma un bicchiere di vino durante i pasti.

Cosa diversa è l’uso smodato di vino, e qui intervengono nuovamente i concetti di eccesso per un uso negativo e quello di limite per evidenziare invece un uso bilanciato. Concetti peraltro piuttosto soggettivi e senza una valenza assoluta. In un paese islamico l’uso di vino, quando anche fosse un bicchiere, verrebbe visto in contrasto con i precetti della loro religione. È però ben chiaro che l’effetto prodotto da un bicchiere di vino, ovvero sentirsi la testa un po’ più leggera e spensierata, è il medesimo sia nel tempo che nello spazio.

Bere un bicchiere di vino non era dannoso prima del proibizionismo americano e non lo era nemmeno dopo e né durante. Non lo è se bevuto in una nazione dove ciò è normale e né dove ciò significa trasgressione.

Discorso analogo andrebbe fatto per le altre sostanze stupefacenti. La più famosa delle cosiddette droghe leggere, ovvero la Cannabis, illegale nella maggior parte degli stati occidentali fino a pochi anni fa, sta subendo ora un processo di depenalizzazione e legalizzazione. La sostanza però rimane sempre la medesima, ciò che cambia è la visione che la società, ovvero l’opinione pubblica, ha di tale sostanza, la quale passa da uno stato di ‘droga’, reperibile solo sul mercato nero, a semplice derivato vegetale, regolamentato e controllato.

Ora, la mia domanda è: come si fa a riconoscere ciò che è droga da ciò che viene chiamato droga? Non è che alcune droghe continuano ad esserlo solamente perché ci ostiniamo a definirle come tali?

Io penso che sia sempre necessario informarsi, riflettere e poi farsi un’idea propria. Solo ragionando senza etichette, ed essendo quindi intellettualmente indipendenti, possiamo capire ciò che è dipendenza da ciò che non lo è.

Conclusioni

Ti è stato d’aiuto questo saggio breve sulla droga? Hai bisogno di aiuto per scriverne uno oppure vuoi condividere il tuo tema sulla droga?

Fammi sapere cosa ne pensi nei commenti e se posso in qualche modo aiutarti.

Alessandro

Alessandro Oppo

Alessandro è un milanese che vorrebbe scappare da Milano, è appassionato di informatica ma vorrebbe vivere senza telefono, è un artigiano eppure vorrebbe robotizzare tutto, impara una cosa e già vorrebbe studiare dell’altro. Autodidatta da sempre, gli piace sbattere la testa finché tutto non funziona come vuole lui, spesso ci riesce anche! Visita il suo blog personale alexoppo.com Il motto che si ripete dentro la testa è: “Se ci sono riusciti gli altri ci posso riuscire anche io”.

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