Benvenuti su 9minuti.it, oggi vi parlerò dell’ultimo libro che ho letto.
Si intitola ‘Un anno sull’altipiano‘ ed è scritto da Emilio Lussu.
Molti di voi lo conosceranno sicuramente, magari ve l’hanno fatto leggere a scuola oppure ne avete solamente sentito parlare.
È un libro che assomiglia molto ad un diario, in cui sono raccontate in maniera ironica e tragica le memorie di un ufficiale che ha avuto la sfortuna di combattere contro gli austriaci durante la Grande Guerra.
Una guerra di trincea dove si avanza di pochi metri alla volta, dove si gela di freddo e quando si muore è spesso e volentieri per mancanza di organizzazione.
Il cosiddetto ‘fuoco amico‘ è quello che miete più vittime da entrambe i lati della trincea.
Un anno sull’altipiano e l’alcol
Per sopravvivere, per non fuggire durante i folli assalti comandati da generali dal pugno di ferro e il cervello di fango, è necessario bere.
Non si farebbe la guerra, dice uno dei personaggi, se non ci fosse l’alcol e, l’intero libro, ne è intriso.
Bevono i generali che sanno di mandare a morire i propri uomini; bevono i soldati che altrimenti diserterebbero per la paura; bevono i nemici le pochissime volte che riescono a scorgerli al di là delle trincee.
Si beve per dimenticare gli amori lasciati andare, si beve per allontanare il terrore della morte e per non impazzire.
Astemio, fra tutti, è proprio l’autore delle memorie che racconta con lucidità, ironia e sarcasmo una guerra atroce e insensata a cui pochissimi scampano.
Muoiono i suoi inferiori, i suoi superiori, i suoi amici.
La guerra non ha preferenze, tranne, forse, per il Generale Leone, il quale è odiato da tutte le sue truppe eppure sembra baciato dalla Fortuna.
Consiglio il libro perché, oltre a raccontare con un certo realismo fatti veramente accaduti riesce, nonostante il tema pesante, a strappare dei sorrisi e qualche volta anche delle risate.
Spero via sia piaciuto e che vogliate condividere questo articolo per supportare il blog.
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Se invece l’avete già letto fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate, grazie.
Alessandro